Translate

mercoledì 14 agosto 2013

GENI SI NASCE, NO SI DIVENTA

Genio si nasce? No, si diventa!

La "formula" della genialità è fatta da una scintilla, una buona conoscenza e tanto lavoro secondo uno studio della Cambridhe Univerity. Il talento è nulla senza applicazione.

Genio si nasce? No, si diventa!La "formula" della genialità è fatta da una scintilla, una buona conoscenza e tanto lavoro secondo uno studio della Cambridhe Univerity. Il talento senza applicazione, infatti, non conta nulla.
Secondo una recente pubblicazione dell'Università di
Cambridge, la genialità non è una dote innata.
Per diventare grandi scienziati, grandi musicisti
o insuperabili calciatori servono un minimo
di predisposizione, ottimi insegnanti, e la ferrea
 volontà di diventare i migliori.
Se siete tra coloro che ammirano sconsolati i capolavori dei grandi, siano essi scrittori, pittori, scienziati, o sportivi, pensando che competere con la loro eccellenza sia impossibile, non disperate: secondo una recente ricerca condotta in Inghilterra essere un genio non è solo questione di nascita e quindi di fortuna: la genialità può essere coltivata giorno dopo giorno, lavorando sodo e impegnandosi con dedizione.

Lavorare, lavorare, lavorare
I risultati di questo singolare studio sono riassunti in una pubblicazione dell’Università di Cambridge intitolata Cambridge Handbook of Expertise and Expert Performance (ossia il Manuale di Cambridge della Perizia e dell’Eccellenza) recentemente presentata dalla rivista New Scientist. Secondo i ricercatori dell’illustre ateneo, le capacità straordinarie degli individui comunemente ritenuti dei geni, non sono un dono innato, ma il frutto di una sapiente combinazione di doti personali, istruzione di altissimo livello, e ore di studio e applicazione.

Geni non per caso
Spiegare come si forma un genio non affare da poco: secondo Anders Ericsson, professore di psicologia presso la Florida State University e curatore del manuale, la genialità si sviluppa quando una persona intelligente debitamente istruita e supportata, concentra tutti i propri sforzi nel raggiungere abilità e competenze straordinarie in un determinato campo dello scibile umano.

L’intelligenza intelligente
E questi individui non devono necessariamente avere un quoziente intellettivo fuori dal comune, quanto degli ottimi insegnanti, un ambiente che li stimoli a migliorarsi continuamente, e soprattutto una voglia di impegnarsi, questa sì, davvero straordinaria.
Capacità di analisi e sintesi fuori dal comune
fanno la differenza tra ottimi calciatori e veri
fuoriclasse. I grandi campioni come
Andrea Pirlo riescono a calcolare tutte
le variabili in grado di influenzare un tiro,
e non lasciano scampo al portiere.
Un quoziente intellettivo altissimo, da solo, non è infatti sinonimo di genialità: i grandi musicisti o i campioni di scacchi hanno solitamente un q. i. molto elevato, spesso compreso tra 115 e 130. Si tratta di un valore di tutto rispetto, ma comune al 14% della popolazione. E non tutti sono classificabili come geni.
Sebbene quindi sia innegabile che alcune persone siano più predisposte o dotate di altre in alcune discipline, ciò che fa la differenza è l’impegno profuso nel raggiungimento di risultati straordinari. Stephen Hawking, uno dei più grandi fisici al mondo, esplicitò le proprie capacità solo attorno ai 25 anni, quando iniziò a occuparsi in modo quasi ossessivo di buchi neri, assieme al fisico Penrose.

Cervelli in palestra
Applicazione e studio continui costituiscono infatti per il cervello un vero e proprio allenamento: Eric Kandel della Columbia University, in una sua ricerca del 2000 che gli è valsa il Nobel, ha evidenziato come la ripetizione continua di una medesima lezione incrementi il numero e la robustezza delle connessioni nervose associate alla memoria. Uno studio ininterrotto e mirato serve quindi a costruire una vera e propria rete neurale della conoscenza.

Dieci anni per eccellere
L’osservazione delle performance di coloro che sono ritenuti dei geni, ha consentito agli studiosi di introdurre una sorta di “regola del dieci”. Lo psicologo Benjamin Bloom della University of Chicago e i suoi colleghi hanno analizzato le performance di un campione di 120 personalità eccellenti tra cui scienziati, musicisti e sportivi, scoprendo che queste persone lavorano duramente per almeno dieci anni prima di essere riconosciuti come fuoriclasse nella propria disciplina. Mozart, ad esempio, sebbene a 7 anni scrivesse già sinfonie, non produsse nulla che lo rese famoso prima dell’adolescenza. E anche i più grandi i nuotatori olimpici si alleano in media quindici anni prima di poter gareggiare ai massimi livelli.

Schemi vincenti
Lo studio evidenzia come una delle differenze tra persona intelligente e genio risieda nelle altissime capacità di sintesi e schematizzazione di quest’ultimo: un campione di scacchi è in grado di memorizzare con impressionante precisione la posizione dei pezzi sulla scacchiera e analizzare in pochi istanti tutte le possibili mosse e contromosse. Allo stesso modo, Ronaldinho o David Beckham sono capaci di calcolare tutte le variabili in grado di influenzare la traiettoria di un tiro che risulterà imprendibile anche per il migliore dei difensori.

La formula della genialità Ma esiste una ricetta per diventare geni? Secondo il manuale di Cambridge sì, ed è data da un 1 per cento di ispirazione, un 29 per cento di ottima formazione e il 70 per cento duro di lavoro. E quindi, non resta che rimboccarsi le maniche, chinare la testa sui libri, e fare il proposito di diventare i migliori. Volere è potere!

(Notizia aggiornata al 19 settembre 2006) FOCUS.IT

I PIU' GRANDI GENI CREATIVI DELLA STORIA



http://genicreativi.blogspot.it/

martedì 13 agosto 2013

GENI SI NASCE?

 

Geni si nasce o si diventa?
Facciamo attenzione!

Da una delle ultime ricerche svolte sul tema negli Stati Uniti da due psicologi, David Z. Hambrick ed Elisabeth J. Meinz, è emerso che si nasce. Ma...ne siamo sicuri?
Dimensione testo Testo molto piccolo Testo piccolo Testo normale Testo grande Testo molto grande
Milano, 20 gennaio 2012 - Geni si nasce o si diventa? E' ufficiale: si nasce. O almeno questo è quanto emerso da una delle ultime ricerche svolte sul tema negli Stati Uniti da due psicologi, David Z. Hambrick ed Elisabeth J. Meinz i quali sono giunti a questa conclusione studiando un folto gruppo di superpianisti all'opera.
Certo, non sono i primi a sostenere questa tesi, altrimenti il dubbio di cui sopra non sarebbe diventato uno degli interrogativi amletici (e non solo di questa Era). E certo, nulla vieta a chiunque di continuare a pensarla come quegli altri, quelli che sostengono che il talento si può conquistare a forza di insistere, esercitarsi, provare e riprovare, che si parli di una disciplina di studi, di sport o musica. Tesi che piace molto, e come non potrebbe? soprattutto, ammettiamolo, a noi genitori (di oggi), che vorremmo vedere eccellere i nostri pargoli, saperli talentuosi in qualcosa. Ma spesso, non è in ciò che vorremmo noi?
Andrè Agassi divenne il numero uno del tennis pur odiandolo, costretto a duri allenamenti dal padre; però dovrebbe far pensare anche la storia di Ray Chen, la nuova star del violino l'altra sera al Conservatorio di Milano, che dice di aver imposto il suo talento ai genitori, i quali non gli diedero particolare importanza, anzi. Questo è un periodo dell'anno in cui si sceglie la scuola superiore e forse anche già cosa fare dopo la Maturità. Prestiamo attenzione. Il mondo è pieno di medici che avrebbero voluto fare i pianisti o ingegneri col sogno nel cassetto di aprire un ristorante. Geni si nasce o si diventa? 

SVILUPPARE INSIEME GLI EMISFERI DEL CERVELLO: ALBERT EINSTEIN E LEONARDO DA VINCI



 
 
Geni si nasce o si diventa? 04/05/2011
 
 
Leonardo da Vinci considerato il Genio per eccellenza è la persona che ha dimostrato di aver usato tutte le sue Intelligenze. Era quasi interamente autodidatta e rappresenta un validissimo esempio di ciò che si può ottenere con la determinazione a espandere e sviluppare tutte le intelligenze.

In sintesi, Leonardo, cercava di unire in maniera perfettamente equilibrata sia l'emisfero destro del cervello che quello sinistro.
L’emisfero destro è specializzato nella percezione di figure, strutture e contesti nella loro globalità. Usa un linguaggio fatto di immagini molto simile a quello dei sogni, fa uso di aforismi, aneddoti, metafore, prescrizioni comportamentali. E’ la sede della memoria e delle reazioni emotive, quindi ama, odia, ride, piange. Conosce l'arte del disegno, è specializzato nel pensiero analogico, nelle azioni spaziali e nel linguaggio musicale ed artistico.
L’emisfero sinistro invece controlla la parte destra del corpo, tratta le informazioni in ordine logico, analizza, valuta, critica.
Non possiede emozioni, per cui analizza le informazioni in modo razionale, si esprime mediante la scrittura, le parole e l’uso di un linguaggio logico matematico.


Nelle persone un emisfero è spesso dominante
sull'altro

Gli attuali metodi educativi privilegiano l'emisfero sinistro, in quanto l'insegnamento viene impartito per gradi, seguendo schemi logici prestabiliti, in cui le principali materie sono: matematica, lettura, scrittura, ecc. e lo sviluppo delle funzioni associate all'emisfero destro non sono facili da attuare, perché quando siamo svegli, tutte le situazioni sono controllate dall’emisfero sinistro; lo scambio verso quello destro avviene in modo automatico, se l’attività da compiere è sgradita all’emisfero sinistro o se occorre fronteggiare un evento improvviso. Ciò significa che l’emisfero sinistro tende a svolgere anche quelle attività che l’emisfero destro potrebbe fare meglio
Per questo molti di noi hanno trascurato la parte destra del cervello mentre si sono concentrati sulla crescita e lo sviluppo dell'intelletto. Abbiamo imparato a leggere, scrivere, fare i conti, ma abbiamo dimenticato come sognare ad occhi aperti o essere spontanei.

Ora però che cominciamo ad apprezzare la differenza tra emisfero destro e sinistro possiamo comprendere come sia importante svilupparli insieme

Albert Einstein aveva questa qualità. I suoi emisferi erano entrambi sviluppati.
L'ispirazione gli veniva dall'emisfero destro e l'abilità nel tradurre le idee in formule concrete gli veniva dall'emisfero sinistro.
Anche Leonardo da Vinci aveva questa facoltà dell'uso bilanciato della parte destra e sinistra. La sua sensibilità visiva gli veniva dalla parte destra ma la sua abilità nel tradurre le sue visioni in capolavori di perfette proporzioni e particolarmente le sue invenzioni pratiche venivano dalla parte sinistra.
Dunque, quando non utilizziamo entrambi gli emisferi stiamo al massimo usando solo una parte del nostro reale potenziale.
Ecco che sviluppare la propria creatività è importante. Significa acquisire maggiore elasticità mentale, saper uscire dagli schemi mentali del ragionamento logico, saper trovare soluzioni nuove ed originali ai problemi di ogni giorno, in poche parole dare spazio al genio che è dentro ognuno di noi.
Insomma, genio si diventa": o meglio si nasce "e" si diventa, poichè una certa dose di talento naturale è indubbiamente necessaria, ma in sé non basta, occorre coltivarla con un giusto mix tra logica e creatività. Soltanto a quel punto si manifesta il genio, inteso come raggiungimento di prestazioni eccezionali in qualunque campo.
Allora si che essere un genio è alla portata di tutti, perché tutti abbiamo una mente con infinite capacità.


A cura di
Silvia La Montagna
RDC


GENI SI NASCE O SI DIVENTA?


GENI SI NASCE O SI DIVENTA?
C’era una volta un grande mago che stava mostrando le sue strabilianti magie. Il pubblico acclamò il mago e il re disse :”Quest’uomo ha un dono, un talento donato da Dio”. Uno dei saggi consiglieri del re, però disse:” Mio signore, geni si diventa, non si nasce. L’abilità di questo mago è il risultato della disciplina e dell’allenamento. Si è guadagnato quel talento raffinandolo negli anni, con determinazione e disciplina“.
Il re, infastidito ribadì che “Geni si nasce, non lo si può diventare, e tu sicuramente non sei nato genio”, e fece rinchiudere il consigliere nella prigione più profonda insieme a due maialini.
Fin dal primo giorno di prigionia il consigliere prese ad allenarsi correndo su per le scale della cella tenendo un maialino sotto ogni braccio. Il tempo passava e i maialini crescevano…e giorno dopo giorno l’allenamento fece diventare il saggio consigliere sempre più forte.
Quando il re si ricordò del prigioniero, curioso di vedere come la prigionia l’avesse ridotto, lo fece chiamare. Quando il prigioniero si presentò con i due maiali sottobraccio, il re esclamò:”Quest’uomo ha un dono, un talento donato da Dio”. Il saggio consigliere rispose” Mio signore, geni si diventa, non si nasce. La mia forza è il risultato della disciplina e dell’allenamento. Mi sono guadagnato questo talento raffinandolo nel tempo con determinazione e disciplina“.
Liberamente tratta da The magic of Metaphor di Nick Owen

TRATTO DA THE TALENT CODE DI DANIEL COYLE